Commento “Lavandare”
Commento “Lavandare”

Commento “Lavandare”

Passeggiando per le campagne…

Un po’ sull’autore

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La Poesia…

Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi che pare
dimenticato, tra il vapor leggero.

E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene:

Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
quando partisti, come son rimasta!
come l’aratro in mezzo alla maggese.

Parafrasi

Nel campo lavorato solamente a metà
vi è un aratro abbandonato, che sembra
dimenticato, tra la nebbia.

E dal canale giunge il rumore
dell'acqua provocato dalle lavandaie
ritmato da frequenti colpi dei panni battuti e lenti canti monotoni.

Il vento soffia e fa cadere le foglie degli alberi come neve
mentre tu non torni ancora al tuo paese!
Quando sei partito, come sono rimasta sola!
Sola come l'aratro abbandonato in mezzo al campo.

Commento e Analisi della poesia…

La poesia “Lavandare” di Giovanni Pascoli, composta tra il 1892 e il 1894, fa parte della sezione della raccolta di Myricae intitolata “L’ultima passeggiata”: il poeta, infatti, passeggia tra i campi in una giornata autunnale appena offuscata da una nebbia leggera. all’improvviso sente arrivare, da una canale, un fiume, un canto triste e lento con il quale le lavandaie accompagnano il loro lavoro.

Le prime due strofe, dunque, si limitano a una rappresentazione oggettiva della realtà, tanto da poter far sembrare la prima parte della poesia tipicamente verista (dato che descrive anche parte della società del tempo), ma in realtà gli aspetti oggettivi della vita contadina assumono una prerogativa soggettiva: il campo arato solo in parte suggerisce un senso di completezza, un qualcosa rimasto a metà; l’aratro trasferisce una sensazione di abbandono e solitudine (che verrà poi accentuata nell’ultima strofa con il canto delle lavandaie).

Il Tema…

I temi della poesia, infatti, sono l’interpretazione simbolica della realtà rappresentata nelle strofe precedenti e gli oggetti che diventano simboli della condizione umana.

Il linguaggio…

È evidente nella poesia l’impressionismo pascoliano: le immagini del paesaggio autunnale vengono presentate nella loro immediatezza visiva, come rapide pennellate sulla tela (tipiche di questo movimento nell’ambito pittorico).

La poesia è composta da tre strofe: due terzine formate da due terzine di versi endecasillabi e, come chiusura, una quartina (sempre di versi endecasillabi). È presente in tutte le strofe la rima alternata, ma il primo e il terzo verso dell’ultima strofa vi è un’assonanza (schema metrico ABA, CBC, DEFE).

Nell’opera sono presenti molte figure retoriche, sia di suono che di significato: è presente l’allitterazione (figura retorica di suono), ma anche l’onomatopea (figura retorica di suono) come “sciabordare” che ricorda il rumore dell’acqua o “tonfi” che ricorda il suono dei colpi.

Alla fine dell’ultima strofa è presente anche una similitudine (figura retorica di significato) tra l’aratro e la donna lasciata dal proprio amato, entrambi soli e abbandonati.

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