I Rischi e la Sicurezza sui Social Media
I Rischi e la Sicurezza sui Social Media

I Rischi e la Sicurezza sui Social Media

A tutti noi è capitato andare a mangiare in un ristorante, una pizzeria, con una nostra amica o amico, e non sono assolutamente pochi quegli amici che immortalano e pubblicano ogni singola portata che arriva al tavolo, fino a quando, stanchi, girano improvvisamente il telefono verso di noi per fare un selfie: quasi involontariamente ci copriamo il volto con una mano. Ma nonostante ciò, il nostro amico pubblica lo stesso la foto che dopo pochi minuti è diffusa nel web e diventa accessibile a chiunque, facendo sapere a tutti CON CHI siamo e DOVE siamo.

Un’immagine sfocata di una persona in un locale pubblico, potenzialmente, che danno avrebbe potuto crearci? Nessuno! Ma il gesto del nostro amico è stato comunque corretto? Assolutamente no, pubblicando senza consenso una foto che ci ritraeva, il nostro diritto alla riservatezza è stato comunque violato: se un malintenzionato ci avesse riconosciuto e avesse utilizzato le informazioni fornite per commettere un reato? Ad esempio, per svaligiarci casa sapendoci in un locale fuori città? In questo caso le conseguenze sarebbero state ben più gravi: il gesto “innocuo” del nostro Amico ci avrebbe creato un grosso danno.

I Social Media comportano grandi rischi per la privacy degli individui coinvolti: l’utente, in modo più o meno volontario, rinuncia alla propria riservatezza.

Così rischiamo di perdere il controllo dei nostri dati personali (nome, cognome, indirizzo, targa dell’automobile, indirizzo IP del nostro computer) che se finiti in mani sbagliate, non potrebbe certo accadere qualcosa di bello.

Internet non dimentica!!

Inoltre dobbiamo ricordarci che internet NON DIMENTICA… se postiamo una foto che andava meglio non postare, come ad esempio, noi ad una festa intenti a bere parecchio alcool, di sicuro non ci aiuterà ad avere un lavoro stabile in futuro, non darà certo una buona impressione!

Cyberbullismo e Hate Speech

Derivante dalla diffusione dei Social Media è anche il Cyberbullismo e l’Hate Speech. Si parla di Cyberbullismo quando si fa riferimento a un comportamento violento che avviene online, con l’aggressore che insulta, minaccia e cerca volontariamente di provocare un danno a un altro soggetto, spesso non in grado di difendersi o percepito come più debole. Il Cyberbullismo, a differenza del bullismo, ha un pubblico enorme e può essere praticato anche da persone anonime in piena libertà e da ogni parte del mondo e può agire in qualsiasi momento della giornata: se il cyberbullismo avviene via chat o tramite un account falso è difficile rintracciare il “bullo”. Purtroppo questo fenomeno è in larghissima espansione, è veramente frequente e difficile da fermare.

Diffuso di recente, sempre a causa dei Social Network, è un’altra forma di violenza: l’Hate Speech, letteralmente, discorso d’odio. Potremmo dire che si tratta di una sorta di “cyberbullismo” che non attacca i singoli in quanto persone, ma in quanto appartenenti a una determinata “categoria”. A volte si tratta di commenti ad articoli di informazione, altre di contenuti condivisi che incitano a forme di violenza fisica, verbale o culturale contro gruppi di persone o categorie sociali. È un odio che si scaglia contro tutti quelli che vengono percepiti come “differenti”. Questo genere di discorsi può influenzare le convinzioni di chi legge, talvolta spingendo a veri e propri atti di violenza.

Phubbing e Dipendenze dai Social Media e dal cellulare

Un altro rischio da non sottovalutare è il “phubbing” (neologismo composto da “phone” e “snubbing”), letteralmente “snobbare qualcuno a vantaggio del telefono cellulare”. Oggi capita sempre più spesso di vedere gruppi di persone che trascorrono del tempo insieme, ma ciascuno con la testa china sul proprio smartphone, ignorando o trascurando la presenza degli altri.

Questo atteggiamento può essere una manifestazione di una vera e propria dipendenza dal cellulare, dai Social Media e da Internet ed è proprio questo il rischio, forse più importante, che possono portare i Social. La dipendenza da Internet è proprio un uso ossessivo e intensivo di Internet e dei suoi servizi. Ma non esiste un numero di ore “giusto” da passare davanti allo schermo (poiché molte volte le persone utilizzano i dispositivi tecnologici per lavoro o ampliare le proprie conoscenze), l’importante è ricordare che il tempo dedicato alla rete non deve mai incidere negativamente sui nostri impieghi scolastici, sul tempo a disposizione per praticare le nostre passioni o condividerle con gli amici, ma soprattutto non deve incidere sulle nostre ore di sonno.

Se ci accorgiamo di soffrire quando non siamo “connessi”, se avvertiamo crescere in noi l’aggressività o l’ansia, abbiamo un problema ed è arrivato il momento di chiedere aiuto ad un adulto: non è semplice, a volte, liberarsi da soli di un’abitudine, ma l’ascolto e il ricorso a persone qualificate può risolvere il problema in maniera efficace.

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